Dopo una serie di risate liberatorie, insulti non propriamente sussurrati al
compagno Billy, elogi segreti alle radio di bordo ed alla Guardia Costiera di
Ostia, nonché un bel pranzo a base di pesce gumbo e patatine, siamo di nuovo in
marcia, questa volta per il giro via terra.
Entusiasti e felici di poterci addentrare nel regno di Pumba, Timon e
compagni, armiamo le nostre macchine fotografiche e varchiamo una volta ancora
le soglie del Parco Nazionale di Liwonde. Che però non deve avere in simpatia italiani e olandesi, sospetto. Infatti, dopo i primi cento
metri, dai finestrini che ignari avevamo abbassato per tornare in casa con un
sacco di antilopi, facoceri ed ulteriori elefanti racchiusi nelle nostre
schedine SD, vediamo entrare decine di mosche di varie dimensioni che allarmano
perfino il flemmatico Billy! Infatti la nostra guida si ferma, ci intima di
chiudere ed armato di spray ammazzatutto inizia a spruzzare all’impazzata: sono
MOSCHE TSÈ- TSÈ! O meglio, potrebbero esserlo. Come questa volta Giorgio Celli
potrebbe spiegarci (sì, quella specie di Giuliano Ferrara appassionato di
insetti, e dunque decisamente meno nocivo di quello appassionato di politica),
la tsè-tsè non è banalmente una moschina che fa venire sonno, ma qualcosa di un filo più serio, diciamo. Per questa ragione, dopo che anche l’ultimo potenziale
agente infettante era stato fatto secco a colpi di FLIT, mi sono goduta il game
drive letteralmente avvolta in tutto il tessuto che avevo a disposizione, con i
vetri dell’auto serrati e una temperatura interna che piacevolmente saliva di 5
gradi ogni minuto, in perfetta linea con la mia filosofia viveremale.it.
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