Il battesimo africano si tiene nella notte del 4 luglio 2012, a bordo di un
velivolo Ethiopian Airlines che ricorda molto uno qualsiasi dei voli American
Airlines utilizzati per la tratta Baltimore-Houston. Le hostess di seconda
classe sono normali, ma quella che assiste i passeggeri di prima classe, che
intravedo da dietro la tendina che separa noialtri poveracci dai danaruti,
indossa un abito semi-tradizionale bianco, lungo fino alla caviglia e con una
fascia colorata e piena di fiori che dalla spalla scende fino ai piedi. È, in
pratica, una figa paurosa, ed osservarla mi ricorda che quando arriverò a
destinazione, ai miei occhi si paleserà immediatamente l’inferiorità biologica
dell’uomo e della donna bianchi. Tuttavia, accetto di buon grado lo stato dei
fatti, e l’idea che per settembre avrò finalmente fatto la fine del colonnello
Kurtz un poco mi conforta, giacché per allora e tutti i miei problemi saranno,
in un modo o nell’altro, risolti.
Il volo Roma-Addis non è stato malvagio. Lo staff parlava amarico ed
inglese e nel video con le misure di sicurezza proiettato prima del decollo, la
grafica era meravigliosamente anni Novanta. Durante il decollo e l’atterraggio
si intimava di spegnere il Walkman, il Nokia Gsm (quello enorme con l’antenna rigida
e le mascherine intercambiabili!) ed il GameBoy. L'ultimo avviso, inoltre, ricordava di non
attaccare la stampante al laptop durante il volo. Sai mai.
Malawi e nuvole |
luck than me”. Ma io, si sa, in questi posti mi sento a casa (non scatarro nel lavandino a casa, ma la pipì con la porta aperta la faccio eccome!).
Durante il volo da Addis a Lilongwe ho visto il Kilimanjaro e il lago Malawi, il terzo più grande dell’Africa, tanto per non farci mancare nulla. Il cucuzzolo del Kilimanjaro era perfino imbiancato ed io alla vista della neve in Africa mi sarei anche potuta sentire un po’ come il compagno Hemingway, o come la signora del Benigni in quel bel film, se d’un tratto l’aereo non avesse cominciato paurosamente ad abbassarsi di quota mentre intorno a noi non appariva evidentemente NIENTE. Cioè, non proprio niente NIENTE. Diciamo un niente in termini di strutture aeroportuali. O in termini delle solite casette che mano a mano che scendi diventano sempre più grosse. O di automobili che da formiche diventano quasi di dimensioni naturali, segno che l’aeroporto è vicino, la pista pure e tutto insomma si è svolto un po’come avevi più o meno segretamente auspicato. Ebbene, dicevo, niente di tutto questo. Noi scendevamo, le ali dell’aereo vibravano, i flap sventolavano e sotto di noi potevo osservare unicamente sassi (molti), arbusti (qualcuno) ed una distesa infinita di terra rossa. IN-FI-NI-TA. E noi che scendevamo. Terra, sassi, discesa, terra. Discesa, sassi, terra. Discesa, discesa, ancora discesa, arbustino, discesa. Giuro che ho pensato di essere nel bel mezzo di un atterraggio di fortuna, dissimulato dal pilota per non far scatenare il panico nell’aereo. D’un tratto invece, in quella natura morta che incorniciava i miei timori, come per magia, ecco una striscia d’asfalto materializzarsi sotto il nostro carrello e, figlia unica di madre vedova, è proprio lei che ci conduce dritti dritti nella diritta direzione. Sono a Lilongwe!
Il mio primo baobab! |
Durante il volo da Addis a Lilongwe ho visto il Kilimanjaro e il lago Malawi, il terzo più grande dell’Africa, tanto per non farci mancare nulla. Il cucuzzolo del Kilimanjaro era perfino imbiancato ed io alla vista della neve in Africa mi sarei anche potuta sentire un po’ come il compagno Hemingway, o come la signora del Benigni in quel bel film, se d’un tratto l’aereo non avesse cominciato paurosamente ad abbassarsi di quota mentre intorno a noi non appariva evidentemente NIENTE. Cioè, non proprio niente NIENTE. Diciamo un niente in termini di strutture aeroportuali. O in termini delle solite casette che mano a mano che scendi diventano sempre più grosse. O di automobili che da formiche diventano quasi di dimensioni naturali, segno che l’aeroporto è vicino, la pista pure e tutto insomma si è svolto un po’come avevi più o meno segretamente auspicato. Ebbene, dicevo, niente di tutto questo. Noi scendevamo, le ali dell’aereo vibravano, i flap sventolavano e sotto di noi potevo osservare unicamente sassi (molti), arbusti (qualcuno) ed una distesa infinita di terra rossa. IN-FI-NI-TA. E noi che scendevamo. Terra, sassi, discesa, terra. Discesa, sassi, terra. Discesa, discesa, ancora discesa, arbustino, discesa. Giuro che ho pensato di essere nel bel mezzo di un atterraggio di fortuna, dissimulato dal pilota per non far scatenare il panico nell’aereo. D’un tratto invece, in quella natura morta che incorniciava i miei timori, come per magia, ecco una striscia d’asfalto materializzarsi sotto il nostro carrello e, figlia unica di madre vedova, è proprio lei che ci conduce dritti dritti nella diritta direzione. Sono a Lilongwe!
Viveremal(awi).it |
In questo momento sono le 22.05, e scrivo protetta dalla zanzariera che ho
calato provvidenzialmente sul mio lettino. Gli unici centimetri di pelle
scoperta sono quelli delle mani e la faccia, ma sono stata molto attenta e non
mi sembra di avere avvistato bestie anofeli nei paraggi (abbiamo trasmesso la
serie “le ultime parole famose”).
La struttura dove dormo è carinissima, siamo stati accolti da un sacco di
gente sorridente ed è stata anche preparata una torta di benvenuto, servita a
ritmo di musica. Qui stavo pure per rovinarmi mettendomi a tugnare fin dal
primo giorno, ma invocando il potere di Grey Skull sono riuscita a trattenermi.
La serata si è quindi conclusa a chiacchiere politiche: io unica donna in mezzo
agli uomini che fumavano e bevevano discutendo di dittature buone o cattive, proprio come la più
tradizionale delle società vittoriane, non fosse stato, appunto, per la mia
(sconveniente) presenza (ma avevo comunque le caviglie coperte). Visto che
ancora devo abituare un poco l’orecchio all’accento ed avevo un sonno
incredibile, ogni tanto lasciavo gli uomini al loro dibattito e mi perdevo tra
le pagine del settimanale “Jesus”, che campeggiava sul tavolino. Una su tutte,
quella recante le rimostranze di una fedele cattolica, che non riusciva proprio
a capacitarsi come mai i fratelli protestanti su temi di bioetica si
schierassero sempre contro le posizioni di Sacra Romana Chiesa. Insomma, qui in
Malawi non ci facciamo mancare proprio nulla.
Volevo fare dei commenti profondi...o dirti che sono quasi commossa a leggere della piccola Marge alla conquista dell'Africa...
RispondiEliminae invece preferisco ricordarti il mio lato trash...
Dunque, eccolo: i bianchi non sono inferiori su tutti i fronti...
Noi nuotiamo più velocemente perché siamo più cicciotti e stiamo meglio a galla!